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Li genitori nostri (vernacolo romanesco)

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Ma n’ vedi mo che machinone sta matina

me fa sentì come na nobile regina

 

Na vita spesa tra fornelli a cucinà

sempre de corsa a casa a rassettà

 

Se passava na giornata a intruià manicaretti

pe da ‘n po’ de ristoro a l’omini mia poveretti

 

i piccoletti poi, se ne so’ annati via

e m’hanno fatto nonna, questa è a gioia mia

 

Mo era quarche anno che cor marito mio

stavamo soli soletti, aspettanno er bon Dio

 

Aspettevamo Lui che c’e piasse accanto

ma quanno se n’è annato, Madonna quanto ho pianto

 

Ora restavo sola, na visita de corsa

La vita che voi fa, ha ‘r tempo suo và morsa

 

Preparavo li dorcetti pe fii e nipotini

Ma spesso finiveno a riempi li cestini

 

Na povera vecchia pretese nun po’ fa

Lo sa che li ragazzi c’hanno sempre da fa

 

Ed ora che sto qui distesa ar machinone

Guardanno attorno me, me sta a venì ‘n magone

 

Anvedi come piagneno, so proprio disperati

li fii li nipotini e tutti l’invitati

 

Allora quarcosa  bona l’ho fatta ne sta vita

me stava a venì er dubbio, ma mo me so chiarita

 

La storia mia è uguale a quella de tanta gente

che fa tanto na vita e paro che nun fa niente

 

A tutti li fii, de mamme come me

volevo di na cosa, l’avessero detta a me

 

Amate li vecchi vostri, amate e lor virtù

quanto ve mancheranno quanno n’ce saran più.

 laviniafrati - 29/11/2014 20:19:00 [ leggi altri commenti di laviniafrati » ]

Malinconica e delicata. Molto bella.

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